29/07/11

Al fianco di Nafissatou Diallo: "voglio essere coraggiosa per tutte le donne del mondo"

Contro l'uso/abuso del marcio potere politico borghese contro le donne scateniamo la nostra ribellione

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Nafissatou Diallo ha ringraziato chi l'ha sostenuta: "Quello che è accaduto a me non deve succedere più"



Non ha risposto alle domande. Ma Nafissatou Diallo, la cameriera di un albergo che ha accusato Dominique Strauss-Kahn di aggressione sessuale, racconta la sua verità in pubblico, nella prima uscita ufficiale. E lo fa nella chiesa di Brooklyn dove l'associazione United African Congress ha organizzato un dibattito sulla condizione femminile. «Quello che è accaduto a me non deve succedere ad altre», ha detto la donna ai microfoni. La cameriera, 32 anni, ha poi spiegato che «quanto è stato detto su di me non è vero». Insieme con la figlia « piango tutti i giorni. Per questo voglio essere coraggiosa per tutte le donne del mondo». Per poi aggiungere: «Non auguro a nessuno di vivere quanto ho vissuto io negli ultimi due mesi». La donna ha ringraziato tutti i presenti per il «supporto» ricevuto in questo periodo. A seguire l'evento di Brooklyn c'erano più di 100 giornalisti. Ed è stata la prima apparizione pubblica dell'immigrata, dal 14 maggio al centro di un caso che ha avuto una risonanza mediatica mondiale.E intanto il legale della donna Kenneth Thompsonha spiegato che la donna è pronta d affrontare una causa civile se venisse dichiarato il non luogo a procedere sul piano penale.

Redazione online - http://www.corriere.it/

28/07/11

Solidarietà alle donne NO TAV coraggiose e determinate nella lotta in Val Susa.

"OGGI COSI COME IL 28 NON HO PIU' UNA CAZZO DI GOCCIA DI SANGUE. TUTTO QUESTO DOPO AVER RESPIRATO QUEI LACRIMOGENI DEL CAZZO. scusate la schiettezza, ma vorrei che tutti voi sapeste cosa succede in questo paese. (NB effetti collaterali di questo tipo sono segnalati in rete per i gas CS)- E."

"... io li ho respirati il 3 sti cappero di lacrimogeni e la settimana dopo anche perchè sono andata a raccoglierli e il ciclo successivo mi è tardato e durato un giorno... - M."

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Solidarieta' forte dalle donne lavoratrici, precarie, disoccupate Slai Cobas per il s.c. in lotta a Palermo... vorremmo essere lì con voi personalmente... lo siamo con il cuore e con la mente...

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Grazie, un "ponte" ci unisce ...MOVIMENTO LIBERO DONNE NO TAV.

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Dal manifesto del 7 luglio 2011
Lo scienziato Zucchetti sui gas sparati in Val di Susa:“I Cs? Armi di distruzione di massa, i danni possono essere permanenti”
“E’ un’arma di distruzione di massa”.

Usa parole forti Massimo Zucchetti a proposito dei gas Cs (orto-cloro-benziliden-malononitrile), sparati contro i dimostranti in Val di Susa nei giorni scorsi e a Genova nel 2001. Ingegnere nucleare di formazione, oggi docente di protezione dalle radiazioni al dipartimento di energetica del Politecnico di Torino, Zucchetti è anche consulente della Comunità montana della Val di Susa sull’impatto ambientale per la presenza di uranio e amianto nella montagna, nonché membro del Comitato scienziate e scienziati contro la guerra.
Perché i Cs sono pericolosi?Prima di tutto tra i composti c’è il cloruro, quindi ha le caratteristiche proprie dei composti urticanti e rientra nella definizione di arma chimica. Contiene sostanze liquide, solide e gassose che producono lesioni di varia natura in via definitiva o temporanea, in più è metabolizzato sotto forma di cianuro: se non è cancerogeno quello! Insomma è un’arma chimica a tutti gli effetti, anzi direi un’arma di distruzione di massa. Che ne sia permesso l’uso in tempo di pace è assurdo. Anche perché la convezione internazionale sulle armi chimiche del ’93, stata ratificata dall’Italia nel ’95, è in vigore dal ’97 e dice che non si possono usare in tutte le guerre internazionali.La polizia dice: dobbiamo tenere lontano la folla…Ero in Val di Susa, tra le istituzioni, e mi sono beccato io stesso i Cs: ho la raucedine da quattro giorni. Bisogna che si sappia che il Cs è anche cancerogeno perché ha gli stessi effetti degli idrocarburi policiclici aromatici. Inoltre dentro i Cs c’è anche un anti-agglomerante a base di silicone, perché si nebulizzi quando viene sparato. Quindi si deposita al suolo e rimane attivo per giorni e in un ambiente polveroso va in sospensione, per cui si continua a respirare il materiale anche a distanza di tempo.
Insomma ci sono effetti immediati e ritardati.A Genova, a parte dieci denunce con referti depositate in Procura nel 2001, non si fecero altri studi. Come avete intenzione di procedere in Val di Susa?Per sgomberare mille persone, domenica ne sono stati sparati almeno 500 e altrettanti prima. Considerando che ogni lacrimogeno crea una nuvola di 6 metri di diametro e che nel centro della nube la concentrazione di 2.500 milligrammi a metro cubo – cinque volte al di sotto della concentrazione letale che crea un danno del 50%ai polmoni – è chiaro che se ne sparano troppi, si rischiano danni permanenti. Se colpiscono le cellule germinali, oltre che un timore è possibile avere anche figli malformati. È lo stesso meccanismo dei materiali radioattivi. E fa male anche ai poliziotti. Domenica mica tutti gli agenti avevano le maschere anti-gas.Insomma farete uno studio epidemiologico?Sto costruendo un modello in base ai codici dell’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Epa) per capire quanta sostanza cancerogena è stata inalata e i danni attesi. Questo della Val di Susa, a parte la guerra in Vietnam, mi pare il primo caso di esposizione prolungata su umani, visto che ci sono stati già due episodi in una settimana e su una popolazione ridotta. Per il medio termine, non sarebbe male che i medici locali raccogliessero i danni alle vie aeree.Si è parlato anche di danni ai vigneti, soprattutto in occasione degli scontri della scorsa settimana…Hanno sequestrato dei terreni nonostante l’opposizione dei proprietari. Hanno costruito una specie di Guantanamo, altro che cantiere! Ed è talmente militarizzato che è impossibile lavorarci. Poi abbiamo calcolato che se continua a permanere questa tensione, spenderanno solo per il mese di luglio 45 dei 650 milioni dell’Unione Europea solo per tenere lì 800 poliziotti.
Ma tornando ai Cs, è inaccettabile che venga permesso il lancio di un materiale conclamatamente cancerogeno. Che lancino peperoncino, non il Cs.Nel 2001 fu presentata anche un’interrogazione in parlamento. Lo considera uno strumento utile?Sì. Sulla base di denunce, si potrebbe fare un’interrogazione all’Istituto superiore della sanità e anche al parlamento. In sostanza ci devono spiegare come sfruttano una piega della legge: il fatto che non ci sia scritto esplicitamente che non potendolo usare in guerra non si può usare neppure in pace. È un po’ come quando sono state bandite le bombe a grappolo.

25/07/11

femminicidio di Melania Rea... il marciume "dell'onore" dell'esercito

Stampa e televisioni non aspettavano altro che scatenarsi sulla nuova svolta riguardante l'uccisione di Melania Rea, alcuni servizi mandati in onda e articoli pubblicati sui giornali in questi giorni hanno tentato in modo subdolo di dipingere il Caporal Maggiore dell'Esercito Salvatore Parolisi, omicida efferato della moglie Melania, addirittura quasi come presunta vittima di una estenuante contesa tra due donne, Ludovica l'amante che non "gli dava più alcuna tregua" negli ultimi tempi istigandolo a lasciare la moglie e Melania appunto che scoperta la relazione extraconiugale del marito non si rassegnava alla separazione.

Vergognosi tentativi di deviare l'attenzione dall'orrendo femminicidio messo in atto da Parolisi che l'ordinanza di custodia cautelare ricostruisce con elementi agghiaccianti come la possibile richiesta alla moglie di avere un rapporto sessuale prima di ucciderla alle spalle con gli slip ancora
abbassati!

Vergognosi tentativi di deviare l'attenzione dagli orrendi particolari che invece stanno iniziando a venire fuori in merito al mondo militare maschilista e sessista che Melania forse aveva scoperto diventando una reale minaccia alla salvaguardia "dell'onore" dell'arma.

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Le punizioni e le iniziazioni sessuali delle soldatesse nella caserma di Parolisi
20 luglio 2011
Notti brave e ricatti nelle serate tra caporali e reclute

Ne parla Carlo Bonini su Repubblica, che racconta una serie di aneddoti non confermati sulla vita in caserma delle reclute donne. La Emidio Clementi, secondo quanto si scrive, sarebbe un posto dove le soldatesse venivano più o meno costrette a riti di iniziazione alla vita militare e dovevano anche prestarsi a favori sessuali in cambio di licenze:

È un capitolo della storia di cui tutti parlano mal volentieri. Che ha un incipit suggestivo. Un paio di anni fa. Una recluta viene sottoposta a un umiliante rito di passaggio e iniziazione. Un “codice rosso”, per dirla con il gergo della truppa. Una donna punisce un’altra donna. Nel corpo e nel rispetto delle altre. La responsabile viene congedata con disonore. Ma non se ne sa nulla, finché Melania non muore e i carabinieri non cominciano a ficcare il naso nei conciliaboli e le confidenze che si incrociano nella piazza d’armi.

I racconti sono negli interrogatori dei carabinieri ai graduati: la sproporzione tra il numero delle reclute (tutte donne) e il quadro ufficiali e sottufficiali (per lo più uomini), trasformati tre mesi di addestramento in una “caccia grossa”. Dove il gallismo dei maschi si esalta nella sudditanza
normalmente imposta alle reclute. Ascoltato come testimone, uno dei caporali addestratori del 235esimo racconta che, alla “Clementi”, c’è chi vanta «strisce importanti ». «Fino a trenta reclute in un anno». Perché ogni notte con una “volontaria” diversa diventa una tacca nel bastone del comando. Parolisi era della partita. Ludovica Perrone non era stata la prima e non era l’ultima. Come del resto accerta l’indagine individuando almeno un’altra recluta che, alla fine del 2009, si congeda dal corso addestramento dopo essere passata tra le sue mani.

Nell’articolo si parla anche di un luogo ben preciso dove consumare i rapporti:

La “Casa vacanza Dimora di Morgiano”, una locanda a pochi chilometri da Ascoli. In un borgo rurale del 1500, lungo le pendici che rimontano il monte dell’Ascensione. Il proprietario si era dimostrato ragionevole. Nessuna registrazione, nessuna domanda agli uomini e alle donne della “Clementi” che, introdotti, la frequentavano. Tra i 25 e i 30 euro per una notte. Le reclute
lasciavano la caserma per 36 ore, con permessi che indicavano le ragazze in visita alle famiglie in qualche parte d’Italia. Semplice e innocuo, almeno fino a quando quel “segreto” non comincia a fiorire sulle labbra di troppi e di troppe, nel reggimento…

20/07/11

DONNE IN ROSSO A GENOVA














Nel 2001 alle mobilitazioni di Genova, che nei giorni caldi divennero sempre più delle battaglie, noi compagne del Mfpr stavamo, insieme a decine di migliaia di ragazze, donne, collettivi e movimenti femmministi, di proletarie autorganizzate nei cobas, e anche tantissime ragazze straniere, per dire: "Contro le vostre doppie catene, doppia ribellione!". Come tutti, abbiamo subito il violento e massiccio attacco dall'armata alla sudamericana messa in campo dal governo Berlusconi per difendere la cupola imperiale; ma (naturalmente) verso le donne questa aggressione non potè non tingersi anche di odiosa e schifosa violenza e molestia di tipo sessuale.

Tante testimonianze, soprattutto di compagne straniere, in particolare dalla camera di tortura di Bolzaneto lo denunciarono.

Questa doppia violenza è stata, ancor di più, messa nel dimenticatoio.

Noi invece, che oggi torniamo con più forza e convinzione a Genova, vogliamo parlare anche di questa realtà delle donne, sia per la ribellione portata a Genova che per la doppia violenza subita. Ma vogliamo parlare, pure delle altre donne a Genova, quelle del femminismo filo-istituzionale, del ceto politico e sindacale, che poterono farsi tranquillamente la loro assemblea e il loro corteo festoso, senza che nessun poliziotto le disturbasse ...

Lo ricordiamo perché anche quest'anno si è ripetuta, in peggio, la stessa storia: una due giorni - con la presenza inevitabile della Camusso - da cui si sono lanciati messaggi di pacificazione, proprio nel momento in cui sulle donne ricade il doppio attacco dei padroni, del governo e nel momento in cui migliaia di donne nei paesi arabi fanno le rivolte e in paesi come l'India sono in prima fila nella guerra di popolo.

Per questo porteremo a Genova il mini dossier in allegato: "Donne in rosso contro i padroni del mondo" e chiamiamo tutte le compagne a riprodurlo e a diffonderlo.

Arrivederci a Genova 2011!

MFPR


Richiedi a mfpr@libero.it

La "Siena" che non va bene

LA SIENA CHE NON DISPIACE A STAMPA E PARTITI.

Con una battuta potremmo dire che in generale è andata come da regia della
Comencini, a parte qualche fuori programma di salutari, benchè troppo
limitate, contestazioni alla Bindy, alla Perini di Fli, alla Camusso, e
qualche intervento bello, soprattutto delle giovani, fuori da copione.
Ma è andata in scena la sproporzione oggettiva tra la grande partecipazione
(più di 2000 donne) che dimostra una voglia di mobilitazione vasta,
articolata delle donne, con al centro soprattutto il doppio attacco alle
condizioni di lavoro; la sproporzione tra la forte denuncia fatta dal palco,
ma soprattutto dal Prato di Sant'Agostino, di alcune realtà di donne, di
lavoratrici, ragazze (di cui solo grazie al resoconto delle compagne del
mfpr di Milano, Bologna possiamo sapere qualcosa),
e l'indirizzo/incanalamento istituzionale che le promotrici hanno fatto di
questa potenzialità.
Questa contraddizione è stata anche visiva: da un lato lo striscione portato
dalle compagne di Bologna e del Mfpr "Costruiamo lo sciopero delle donne"
che è stato un punto visibile, con una parola d'ordine chiara che sintetizza
una linea e strada alternativa, uno striscione che anche Tv e stampa hanno
dovuto riportare; dall'altro a una compagna del movimento val Susa - il
movimento, in cui ci sono tantissime donne, tantissime ragazze, in questo
momento quello più radicale, più contro Governo, contro lo Stato di polizia,
ma anche contro il PD e la falsa opposizione di "sinistra" - che esponeva
una bandiera No Tav le è stato detto di toglierla, dimostrando che a
"destra" si proclama la fine di steccati, ideologie, l'inclusione, per cui
vanno bene tutte; a "sinistra" invece si elevano gli "steccati".

Ufficialmente è andata in scena una linea che nel denunciare una "politica"
che discrimina le donne, vuole costruire un movimento/rete e una politica
che chiama le donne ad entrare in questa "politica" per "trasformarla a
nostra immagine", che critica i partiti ma - come ha detto in conclusione
una delle organizzatrici, Maria Serena Sapegno - subito afferma: "non
vogliamo sostituirci ai partiti anzi vogliamo che tornino a far politica se
possibile sui bisogni delle persone."; che invita le donne a "lavorare per
noi" che però coincide col "lavorare per l'Italia", dare una "svolta al
paese", essere "cittadine del loro paese" . Cioè che chiama le donne ad
essere in prima fila nel migliorare questo paese senza mettere in
discussione che è un paese capitalista; che chiama le donne a mettere le
"tendine rosa" al "carcere" che è questo sistema sociale fondato sullo
sfruttamento di milioni di proletari e masse popolari e sulla doppia
oppressione, violenza verso le donne, senza dire che occorre il suo
rovesciamento.
Parlare dell'"Italia" senza aggiungere sempre la natura dell'Italia è unirsi
oggi ai cori, da Berlusconi a La Russa, da Bersani e Napolitano,
Marcegaglia, ecc. sulla loro Italia.
Le organizzatrici di "Se non ora quando" in una situazione in cui
giustamente tante donne, lavoratrici, precarie, ragazze che vedono messe
sotto i piedi dignità, condizioni di vita e futuro, denunciano e si
allontanano dalla politica ufficiale, dai partiti parlamentari, dicono alle
donne di riavvicinarsi - eliminando, per carità!, qualsiasi "contro" ("non
siamo contro nessuno" - ha precisato la Sapegno).
Di fatto un'operazione da serve del potere.
A Siena il problema non è stato tanto l'interclassismo - di fatto scontato
per questo tipo di manifestazione - ma il fatto che la mobilitazione delle
donne è stata ristretta e riferita ad una solo classe quella delle donne
medio borghesi che in questo "paese" capitalista vogliono avere spazio,
rappresentanza; per questo, usano la parola "femminile" al posto di
"femminismo" perché comunque vogliono oscurare/esorcizzare una parola che
allude alla ribellione delle donne.

Si è parlato molto del lavoro, dell'attacco ai diritti delle donne, di
maternità, del doppio attacco alle donne della controriforma Gelmini, ecc. E
questo è un bene. Su questo si sono cominciate a fare alcune proposte di
piattaforma (su ripristino divieto di dimissioni in bianco, su congedi
parentali, ecc.). Ma ad alcuni interventi di realtà di forte denuncia, che
hanno anche posto la necessità della lotta, si è di fatto contrapposta tutt'altra
linea che
o inserisce gli obiettivi rivendicativi in una logica ultraparziale di
vedere l'albero e non la foresta, di vedere l'effetto e non la causa - un
esempio è la questione dell'uso del tesoretto frutto dei risparmi per
allungamento età pensionabile delle donne su cui l'associazione Pari e
Dispare ha proposto una mobilitazione, anche contro una finanziaria
misogina, davanti a Montecitorio, ma nulla ha detto sul respingere l'attacco
alle pensioni;
o chiede che la politica, che è maschile, sia più attenta alle donne e alla
loro "agenda";
o chiede una presenza di donne nei posti che contano, a partire dalle liste
(le elezioni sono dietro l'angolo), affinchè ci sia il 50% di donne.

Per fortuna dalla piazza ci sono state le contestazioni, i fischi alle
parlamentari venute o a fare una difesa d'ufficio della "destra", del
sistema parlamentare (Perina del Fli); o venute a dire di "superare le
appartenenze di destra e di sinistra e di votare solo i partiti che fanno
gli interessi delle donne e le mettono in lista." (Giulia Bongiorno del
Fli), quindi venute a dire che non ci sono più ideologie, valori differenti
e contrapposti, per affermare di fatto l'unica ideologia, la loro; o venute
a fare una squalificante propaganda di partito. "chiederò al mio partito di
venire fra voi" (Rosy Pindi del Pd) a cui l'unica risposta dovrebbe essere:
"grazie No, No! Abbiamo già tanti problemi causati anche dal tuo partito.";
.
Ma in particolare, giustamente si sono levati fischi contro la Camusso -
certo, troppo insufficienti. Mentre parlava, una donna diceva: "sì, viene a
parlare quà di difesa del lavoro delle donne, ma poi ha firmato
l'accordo...". La Camusso che va a Siena per dire "senza lavoro le donne
saranno sempre più deboli... vengono buttate fuori appena arriva la crisi",
mentre è ancora fresca dell'abbraccio con la Marcegaglia per l'accordo che
permette alle aziende di poter adattare diritti, condizioni lavorative
secondo le loro esigenze produttive e di mercato, e quindi di poter buttare
fuori per prima le donne, come sta già avvenendo ormai senza neanche più
nasconderlo da parte dei padroni, andava cacciata. La Camusso si è
comportata come i tanti politicanti e sindacalisti maschi, che sui palchi
dicono una cosa e poi fanno altro. E il fatto che comunque abbia potuto
parlare e riceve anche applausi è la normale nefasta conseguenza della
ideologia "purchè siano donne, tutto va bene.", del ceto politico,
culturale, sindacale presente, della prevalente composizione di classe della
2 giorni di Siena.

Queste donne, questo uso da parte delle donne del "potere" non dispiace agli
uomini al potere economico e politico, dai partiti di destra come di
opposizione, in primis il PD, perché non mette in discussione la sostanza
del loro potere - anche la costruzione di questa manifestazione a Siena ha
visto un concerto di forze e contributi sospetto (dalla Fondazione Monte dei
Paschi di Siena, al Sindaco di Siena, da imprenditori locali, all'eco dato
dalla stampa anche esplicitamente padronale, come il Corriere della Sera,
ecc.).
Si tratta di storie di ordinaria servitù; che diventano ancora più
pericolose quando, come oggi, si tratta di servitù in un sistema politico di
moderno fascismo e di fascismo padronale, che soprattutto per le donne porta
avanti un moderno medioevo.

Non basta certo denunciare a parole tutto questo. E' necessaria un'altra
strada, un'altra politica indipendente da questo vecchio e nuovo
politicantismo, un'altra ideologia 'di parte', un altro movimento di lotta.
Un movimento che sappia unire la rivolta di dignità delle donne del 13 feb.
e di Siena con la battaglia delle operaie, lavoratrici, donne Fiom, con le
precarie, disoccupate che già lottano, con le donne della Val Susa, con le
ragazze ribelli, le studentesse del 14 dicembre, ecc. Un movimento che sia
femminista per esprimere con forza, determinazione la ribellione delle donne
contro tutti gli aspetti di oppressione di questo sistema e dei/delle loro
lacchè; che sia proletario, cioè della maggioranza delle donne, lavoratrici,
precarie, disoccupate di oggi o di domani, che sono doppiamente sfruttate e
oppresse; che sia rivoluzionario perché la liberazione, la battaglia di
dignità delle donne, la lotta contro i pesanti attacchi alle condizioni di
lavoro e di vita, non è frutto di un'entrata delle donne in questo sistema,
ma del suo rovesciamento.

Oggi questa strada richiede lo sciopero totale delle donne, che intrecci la
ribellione di genere alla ribellione di classe. Uno sciopero che sicuramente
non piacerà né alle Camusso, né ai Bersani, né alle Marcegaglia; uno
sciopero che sicuramente non vedrà accorrere benevole testate di stampa o
televisioni, che anzi faranno di tutto per oscurarlo o attaccarlo; uno
sciopero che sicuramente non vedrà nessuna regista mettere la sua esperienza
a sostegno di questa che sarebbe un'effettiva novità. Ma uno sciopero
necessario per aprire una strada necessaria.
Occorre unire le forze, lavorare per questo sciopero. Altrimenti anche ogni
giusta denuncia della due giorni di Siena resta impotente e, come è già
successo dopo il 13 febbraio - nonostante varie e importanti lotte di
lavoratrici, precarie, disoccupate, donne nei territori - ciò che va avanti,
chi ha "voce", chi si pone come "rappresentante" dei bisogni delle donne
sono quelle che escono sulla grande stampa, e che non dispiacciono al ceto
politico, sindacale.

Margherita Mfpr Taranto

13.7.11

12/07/11

9 - 10 luglio... l'altra Siena delle donne


Circa duemila donne hanno partecipato alla due giorni di Siena. Inizialmente organizzata come Stati generali dei comitati di Se non ora quando? Si è via via trasformata quasi in una assemblea nazionale delle donne che non si sono fermate neanche di fronte alla scelta di una città non certo facile da raggiungere, che non ha tenuto conto della buona norma di scegliere, proprio per rendere più semplice e ampia possibile la partecipazione, città più facilmente raggiungibili. Anche la scelta di affidare al catering e ai ristoranti della zona il vitto e il ricorso agli alberghi, dimostra che tutt'altro che includente, nonostante questa intenzione/parola sia stata continuamente nominata, per le donne, le giovani che in migliaia e migliaia sono scese in piazza il 13 febbraio.
Anche la scelta di affidare le relazioni introduttive a delle tecniche e prevedere la passerella delle politiche andava nella direzione di essere tutt'altro che inclusive o, almeno, nel segno della trasversalità a tutti i costi intesa come trasversalità politica, come ossessivamente hanno tenuto a sottolineare come un ritornello, in maniera quasi opprimente,sopratutto subito dopo ogni intervento critico e/o che spostava il piano su altri temi rispetto a quelli proposti e sulla necessità della lotta concreta, per oscurarla .
In qualche modo anche la stessa notevole partecipazione e la determinazione a voler intervenire dal palco di tante hanno sparigliato le carte. I mass media, naturalmente, hanno riportato gli interventi delle “vip” della politica, talvolta criticati da parte della platea, anche con fischi, o commentando a voce alta, ma dal palco, sottolineati dalla platea con applausi di sostegno, sono venute forti critiche sia al senso che alla trasversalità di un movimento di donne si vuol dare, sia alla Camusso e alla sua firma dell'accordo sia agli obiettivi, contenuti e metodi, ma sopratutto la necessaria lotta contro giunte comunali, regionali che con i loro provvedimenti peggiorano fortemente le condizioni di vita delle donne né è mancata la denuncia del governo Berlusconi, contro cui un milione di donne si è mobilitato e la cui cacciata è sparita dall'agenda de “se non ora quando?”, proiettato in una “normalizzazione”, alla “normale” alternanza di governo, nell'autoesaltazione dell'obiettivo del 50 e 50 raggiunto in qualche giunta, tutto finalizzato alle prossime elezioni. Ma, più o meno esplicitamente, critiche sono venute ai contenuti/obiettivi riduttivi a cui si vuole limitare il movimento delle donne-più volte richiamato come “femminile” segno e sintomo di un ritorno all'indietro per le donne.
E allora è proprio a questi interventi che cercheremo di dar voce, come anche a piccoli, ma significativi episodi che vanno in tutt'altra direzione, che di tutt'altro parlano.
Da Reggio Calabria: dopo la presentazione del lavoro fatto dal comitato dal 13 febbraio, incentrato sulla lotta alla mafia, corruzione, collusione si è levata la critica forte alla Camusso, all' Accordo firmato e alla ricaduta che sulle lavoratrici sarà doppiamente negativo.
Il messaggio inviato da Arcilesbica è stata la prova che quando si scende in piazza, in lotta si “cambia”: in sintesi, riportando gli esempi di battaglie comuni, come la lotta per il diritto d'aborto, il divorzio, si è parlato di un'altro tipo di “trasversalità”, quello che serve: la lotta per le battaglie di civiltà, contro l'oppressione comune.
Pur non presenti è arrivata la voce delle lavoratrici Omsa, attraverso le donne faentine che le hanno sostenute invitando al boicottaggio dei marchi Omsa.
Il lucidissimo intervento di Pia Covre ha rimesso al centro la necessità della lotta contro le ordinanze repressive dei sindaci contro le prostitute.
La giovane intervenuta per la rete della conoscenza che ha ricordato le tante lotte che in questo paese hanno visto le donne in prima fila, contro la militarizzazione dei territori, la repressione e il futuro negato alle giovani generazioni.
Da Catania: no alla trasversalità che comprenda donne di destra e di sinistra, come la necessità della lotta al maschilismo.
Non è mancata la voce delle donne disabili che, in nome di un ipocrito diritto alla sessualità delle disabili ha denunciato le odiose violenze che subiscono in famiglia.
Particolarmente incisivo, preciso l'intervento di una donna immigrata che ha ben descritto, nella forma di una lettera aperta al presidente del consiglio, la condizione delle donne immigrate, con gli infortuni sul lavoro sempre crescenti, l'impossibilità per molte di denunciare le violenze che subiscono per la paura di essere riportate nei paesi d'origine, in quanto clandestine.
Da Sassari, le donne intervenute hanno voluto puntare il dito contro l'ipocrita esaltazione dei dati che vedono l'occupazione femminile nell'isola in aumento, ma si tace che si è fanalino di coda con un'occupazione del 17% nella fascia d'età tra i 15 e i 24 anni, quindi ben al di sotto della media nazionale, con le drammatiche ricadute sulla condizione delle donne sarde.
Da Venezia è stata portata la denuncia della proposta, in consiglio regionale, per l'ingresso del movimento per la vita negli ospedali.
Da Genova si è sottolineato la drammatica situazione della Fincantieri, ma anche la denuncia per la perdita di diritti dei lavoratori, che per le lavoratrici ha sempre una ricaduta più pesante.
Lidia Menapace ha voluto ricordare l'art. 1 della Costituzione, ma anche che è una repubblica nata dalla Resistenza. Di quale trasversalità si parla?
Sicuramente ci saranno sfuggiti alcuni interventi in controtendenza che non fossero la mera ripetizione della richiesta del congedo parentale paterno, la rappresentanza e le politiche di conciliazione e sopratutto il deviare il movimento delle donne in senso elettoralistico, ma alcuni piccoli episodi vogliamo riportare: le studentesse giunte da Padova e che raccoglievano interviste- e ci tenevano a sottolinearlo- nel 333 anniversario della laurea della prima donna in Italia, qual è l'importanza dell'istruzione, oggi? La donna che con decisione e determinazione viene a lasciare una sottoscrizione perchè condivide il “proletario rivoluzionario “ che legge sullo striscione del banchetto; le giovani ragazze, giunte nella tarda mattinata della domenica, rammaricate per non aver potuto seguire e ansiose di avere informazioni per poter valutare, avvicinatesi al nostro banchetto, si sono lanciate in una serie di domande secche, precise, chiedendoci esplicitamente cosa ne pensavamo della due giorni. E, infine, ma non ultimo i ciondoli con i simboli femministi e lesbici offerti da due compagne al banchetto per l'autofinanziamento, andati letteralmente a ruba, le molte richieste della nostra locandina We want sex; la stessa Pia Covre che è stata a lungo al nostro banchetto, a scambiare riflessioni, che a un certo punto non ha potuto fare a meno di dire “Brave, fate bene ad avvicinarvi a questo banchetto, è il movimento più interessante che c'è qui”.
Bene, in questa due giorni abbiamo sentito sproloquiare di nascita di un “nuovo” movimento delle donne, ma sopratutto abbiamo visto una sorta di rivalsa alla “cacciata” delle istituzionali dal palco della manifestazione contro la violenza sulle donne del 2007, una sorta di cancellazione delle pagine migliori delle lotte delle donne. Ma abbiamo anche visto una inconciliabilità con le analisi, i problemi reali, le aspirazioni che in tanti interventi sono stati espressi.
Certo è una battaglia dura, difficile, ma anche in questa occasione, in un contesto per niente facile, si è colto che si sente il bisogno di una lotta delle donne radicale, “perchè la vita deve cambiare” e che in tantissime hanno portato il 13 febbraio.

mfpr

11/07/11

con ophelia contro il ricco porco e il sistema che lo vuole proteggere

"Ophelia, la violenza sessuale c’è stata”

7 luglio 2011
Caso Strauss Khan: parla la direttrice del Crime Victims Treatments Center


Angela Vitaliano sul Fatto Quotidiano riporta un articolo di Le Monde in cui
parla Susanne Xenarios, la donna che ha soccorso Ophelia dopo la presunta
violenza subita da Strauss Khan.

Proprio ieri, ad esempio, dopo che il New York Times aveva reso noto il
rapporto del S t – L u ke ’s Roosvelt Hospital, in cui i medici che visitarono
la donna subito dopo il presunto stupro confermarono i segni di violenza, il
quotidiano Le Monde ha pubblicato una lunga intervista con Susanne Xenarios, la
donna che per prima, la sera del 14 maggio, incontrò la cameriera del Sofitel
accompagnata da lei da poliziotti del Nypd.
Susan, infatti, è la direttrice del Crime Victims Treatments Center e
esordisce dicendo alla giornalista de Le Monde che l’affaire Dsk la “fa
diventar matta”. Tanto di aver scelto di andare in vacanza molto lontano da New
York.

Per una combinazione beffarda, poi, Susan risponde alle domande del quotidiano
francese, non facendo certo un favore a Dsk, proprio dalla Grecia, il Paese che
il socialista di lungo corso doveva apprestarsi a salvare prima di trovarsi
coinvolto in una situazione in cui quello da essere salvato è proprio lui:

“Faccio questo mestiere da più di 40 anni – dice Susan – e non ho mai visto
una storia come questa: la frenesia dei media, la fuga di notizie, la stessa
inchiesta… tutto.
Nel 1974, un giorno prima del giorno del ringraziamento, Susan era al lavoro
come assistente sociale. Aveva 28 anni e nell’edifico c’e rano poche persone e
fu facile perciò per “quell’uomo” bloccarla con un coltello, mentre era nelle
scale e violentarla dopo averla costretta a seguirlo sul tetto. “Non trovo
anormale che la donna non abbia denunciato immediatamente la violenza – dice
Susan – nemmeno io lo feci. Restai per un po’ nelle scale e poi andai ad una
riunione che era programmata e solo lì, nel bel mezzo di tutto, scoppiai a
piangere ”.
Il centro che Susan dirige si occupa di vittime di violenza sessuale da
decenni.
“La signora Diallo – dice la Xenarios, usando il cognome ormai pubblico della
presunta vittima – è arrivata da noi in stato di choc e chiaramente mostrava di
non sapere chi fosse l’uomo che l’aveva aggredita”. “Non ho mai messo in dubbio
la sua testimonianza – c o n t i nu a Susan – e la nostra equipe è costituita
da personale professionale con grande esperienza nell’ascolto delle vittime di
violenza. I verdetti dei processi corrispondono generalmente alle nostre
diagnosi”.

E c’è anche una stoccata del presidente del sindacato delle cameriere: le
dichiarazioni della direttrice del centro, poi, non sono le uniche a dare in
queste ore supporto alla versione della cameriera del Sofitel. Dopo giorni di
silenzio, infatti, Peter Ward, presidente del sindacato cameriere, ha diffuso
un comunicato stampa in cui rivela che la donna era stata raccomandata al
Sofitel da un centro per i rifugiati di altissimo profilo come l’International
Rescue Committee: “I giornali riportano che questa donna ha mentito a proposito
della sua storia, nella domanda per la casa e nella dichiarazione dei redditi;
se è vero fa di lei uno di milioni di persone che hanno fatto la stessa cosa in
questo Paese”.

10/07/11

NUOVO FOGLIO LUGLIO 2011 MFPR


nuovo foglio a cura del Mfpr LUGLIO 2011 diffuso a Siena il 9 e 10 luglio


















richiedilo a mfpr@libero.it

"LO SCIOPERO DELLE DONNE" ALLA 2 GIORNI A SIENA

STRAUSS-KHAN: IN SCENA LA DOPPIA VIOLENZA




Purtroppo non ci stupiamo. Come avevamo già denunciato, la sporca campagna investigativa/spionistica, di stampa "spazzatura" per infangare e rendere non credibile la cameriera Ophelia, per farla passare in Tribunale da vittima a colpevole è partita con tutto il battage possibile. Se solo per una cena, di festeggiamento per la sua liberazione, lo stupratore DSK spende 700 dollari, quanto fiume di soldi si stanno spendendo per costruire questa "tela di ragno" intorno alla cameriera?
Detto questo, anche se una parte di quello che scrive la stampa fosse vero, non cambia di una virgola la nostra denuncia verso Strauss-Khan e il nostro sostegno ad Ophelia; perchè non c'è uno stupro permesso a "determinate condizioni".
Per questo pubblichiamo l'intervento di una compagna apparso nella lista "sommosse".
E' questa scandagliare nella vita della donna che è illegale, gli uomini che lo fanno, la stampa che pubblica dovrebbero, in una società civile, essere fermati e arrestati.
Cosa è poi scandaloso? Le vie a volte "non limpide" che una donna immigrata cerca di trovare per vivere? O una vita, quella di Strass-Khan da "stupratore seriale" (ora un'altra donna/giornalista lo sta denunciando), volgarmente ed ostentatamente ricco (anche gli arresti domiciliari li ha trascorsi in un appartamento dei più lussuosi) e impunito, che, si meraviglia di questo processo perchè il suo "potere" finora gli ha permesso di fare quello che voleva?
Il giudizio, sarebbe semplice, ma... il suo metro è dato da questa società capitalista/maschilista...

Dalla lista "sommosse"
"Ma, fratello caro,non fate poi come qualche cattivo pastore che mostra la strada del cielo erta e spinosa agli altri;e intanto lui, cinico e ben pasciuto libertino, calpesta le primule sull'ampio sentiero dei suoi piaceri e scorda quei suoi precetti morali." ( Ofelia , dall'Amleto di Shakespeare )

Finalmente abbiamo scoperto la verità. Ma chi poteva scoprirla se non la "libera" stampa statunitense? Il New York Post ha rivelato (che sagacia da giornalisti!) che Ophelia è una prostituta. E allora? Questo cambia qualche cosa? Ma, già, le prostitute sono donne di seconda categoria. Lo sono perfino quando sono testimoni in qualche processo! Per loro vale sempre la "diminutio capitis", ma quanto sono colti questi benpensanti!
Nei loro confronti si può esercitare violenza? Magari, poi, le si "risarcisce"? E' comunque meno grave?
Sempre l'autorevole (così lo definiscono ahiloro!) tabloid americano,aggiunge “questo potrebbe spiegare perchè Strauss-Khan insista con l'affermare che l'incontro era consensuale".
Mi sfugge, ma si sa noi femministe non siamo perspicaci come certi giornalisti, soprattutto statunitensi, mi sfugge il nesso tra essere prostituta ed essere consenziente. Ma i media,anche quelli nostrani, hanno rimarcato che la donna avrebbe, anche in altre occasioni, mentito: cioè, prima di denunciare il caso, avrebbe rassettato altre tre camere e, per accedere ai servizi sociali, avrebbe denunciato un figlio in più.
Che c'entra tutto questo con la validità o meno dell'accusa? e le indagini sono state fatte sull'imputato o sulla vittima?
Questo ci ricorda un caso simile. Quello di un noto giocatore di football americano, accusato, con fondatezza, di aver ucciso la moglie e l'amante di quest'ultima. Anche in quell'occasione, prendendo a pretesto qualche bugia, vera o presunta, detta da un testimone, O.J. Simpson, perchè così si
chiamava, fu fatto assolvere. I difensori coniarono una bella frase "quando una mosca si posa su un piatto di spaghetti, si butta tutto il piatto". La frase è ad effetto, ma giustizia non fu fatta. Fermo restando che né questa giustizia nè questi tribunali ci appartengono.
In quel caso, come in questo, la sentenza era già scritta e dipendeva e dipende dalla potenza dello studio legale al quale ci si rivolge.
Ma che giustizia è quella dove il finale è già scritto a seconda dei mezzi economici dell'imputato?
Sorvoliamo sulla natura classista della libertà su cauzione, per cui un povero/a aspetta il processo in carcere,un ricco /a a casa o in albergo.
Siccome tutti corrono in soccorso del vincitore, altri hanno aggiunto "la donna si è voluta vendicare perchè non l'ha pagata". Ma, se non l'ha pagata, evidentemente una trattativa prima c'è stata e, quindi, con che faccia tosta lui non ha mantenuto gli impegni presi? Ma, siccome, in questa storia , non ci è stato risparmiato niente, si è detto ancora "vuole approfittare del povero Stauss-Khan per spillargli più soldi possibile". A conforto di questo ci sarebbe una telefonata di Ophelia al compagno in carcere, detenuto per questioni di droga. Chissà, se fosse stato ricco sarebbe stato fuori su cauzione e con avvocati di grido avrebbe risolto i suoi problemi con la "giustizia".
Ma che anime nobili! si scandalizzano che una povera, dall'esistenza tribolata, voglia trarre qualche profitto dall'aver incrociato la sua vita con un ricco potente.
Io, ma già, sono femminista, non riesco a turbarmi per questo, mentre lo sono quando vedo il male che viene fatto su scala industriale ai danni delle tante, troppe persone, da parte dei potentati finanziari ed economici.
E che dire della moglie che, libera ( ci mancherebbe!) di essere indifferente alle avventure extra coniugali del marito, però lo è anche riguardo alle molestie sessuali che questo semina dappertutto.
Evidentemente, per lei, l'appartenenza di classe annulla l'appartenenza di genere.

Ma, come in tutte le storie, c'è la ciliegina sulla torta: alla direzione generale del FMI è stata nominata una donna, Christine Lagarde, alla quale, "frutto di un'attenta selezione", non verrà mai in mente (guarda caso!) di auspicare una nuova "divisa" mondiale al posto del dollaro. Alla fine della vicenda Strauss-Khan ritornerà alla sua vita di lusso e di prestigio e,chissà, leader socialista, il FMI, guidato da una donna, che fa tanto politicamente corretto, continuerà a seminare dolore e morte in tutto il mondo, e le Ophelie continueranno ad uscire con le ossa rotte da questa storia, da storie simili e dalla vita.

Elisabetta

03/07/11

C'è la crisi, licenziate solo le donne

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Mandiamo la nostra solidarietà alle lavoratrici della MaVib. Anche a
Taranto
durante la lotta fatta da noi lavoratrici delle pulizie nelle scuole contro
l'attacco al posto di lavoro, abbiamo dovuto sentire squallide
affermazioni
di questo tipo, e non solo da padroni ma da rappresentanti istituzionali
che
dicevano che con la mobilità facevano un favore (!) alle lavoratrici che
così prendevano i soldi ma potevano stare a casa a badare alla famiglia.
Noi allora rispondemmo: "state a casa voi!". E fu una doppia
ragione per
respingere i licenziamenti - come in effetti riuscimmo a fare.
Per questo ci sentiamo molto vicine a voi e anche voi dovete vincere questa
battaglia come lavoratrici e come donne!

Lavoratrici delle pulizie Sali cobas per il sindacato di classe Taranto
Fiorella 3339199075

Da La repubblica (30 giugno 2011):

"C'è la crisi, licenziate solo le donne"

"Così stanno a casa a curare i figli"

Decisione shock alla MaVib di Inzago: "Tanto in famiglia il loro e
sempre il
secondo stipendio"

Durissima la reazione dei sindacati che denunciano: "Sembra di essere
tornati nel Medioevo"

L'azienda licenzia, ma solo donne. "Così possono stare a casa a
curare i
bambini", dicono i dirigenti della MaVib di Inzago, produttrice di
motori
elettrici per impianti di condizionamento. All'indignazione dei
sindacati
("sembra di essere tornati nel Medioevo"), si aggiunge la rabbia
dei
lavoratori - uomini e donne uniti - pronti a salire sulle barricate.

Invischiata nelle sabbie mobili della crisi, l'impresa a conduzione
familiare fondata 25 anni fa da Ivaldo Colombo, ancora in plancia di
comando, 5 milioni di fatturato, 30 dipendenti (12 uomini e 18 donne),
finora era ricorsa solo agli ammortizzatori sociali. "Anche perché la
situazione non è mai stata davvero drammatica", sottolinea Fabio
Mangiafico
di Fiom Milano. Una commessa per produrre impianti di raffreddamento di
distributori automatici nell'Europa nord occidentale aveva dato
ossigeno
all'attività.

Dieci fa mesi, in 14 erano finiti comunque in cassa integrazione ordinaria,
tutte donne, tranne uno. "Un'anticipazione di quello che stava per
accadere", dice ora il sindacalista rileggendo i fatti. Ieri
pomeriggio,
nella sede di Api (Associazione piccole medie imprese), al tavolo delle
trattative ci sono tutti: sindacati, associazioni di categoria e proprietà.
È qui che l'amministratore delegato della società comunica la
decisione.
"Dopo la cassa integrazione - fa sapere la Fiom Cgil - hanno
annunciato il
licenziamento di 13 lavoratori scegliendoli rigorosamente di sesso
femminile", precisando che "quello portato a casa dalle donne è
comunque il
secondo stipendio".

L'incontro viene sospeso e la notizia arriva sotto le volte del
capannone di
via Emanuele Filiberto, nella zona industriale di Inzago, quando manca una
manciata di minuti alla sirena di fine giornata. Fuori dai cancelli basta
un
breve consulto tra gli operai. Tutti, nessuno escluso, decidono di
presidiare la fabbrica, a partire dal giorno dopo. "C'è una totale
mancanza
di rispetto nei confronti delle donne, che a ben vedere sono la vera forza
lavoro di questa azienda - attacca una lavoratrice che vuole restare
anonima -. Abbiamo anche noi famiglie da mantenere e un mutuo da pagare,
alcune di noi mantengono il marito perché disoccupato. Questa
discriminazione è agghiacciante".

02/07/11

we want sex - we wont everything - a palermo le lavoratrici, le precarie, le disoccupate in lotta


Il piano Marchionne, dopo l'infame accordo neocorporativo padroni - governo - sindacati confederali, troverà sempre più "legittimità" nelle fabbriche e via via in tutti i posti di lavoro, sarà sempre più esteso contro tutti i lavoratori e in particolare ancora più di ora troveranno legittimità tutti gli attacchi e le discriminazioni verso le donne in tanti posti di lavoro, che si uniscono agli attacchi che il governo del porco Berlusconi e della sua marcia corte sta facendo alle pensioni delle donne, ai posti di lavoro per le insegnanti nelle scuole, i tagli nei servizi, la precarizzazione a vita, ecc.

LE DONNE LAVORATRICI, DALLE OPERAIE ALLE PRECARIE, ALLE DISOCCUPATE HANNO DIMOSTRATO IN DIVERSE FORME DI ESSERE MOLTO DETERMINATE A DIRE NO, HANNO DIMOSTRATO DI NON AVERE PAURA, DI LOTTARE NON SOLO PER SE’ MA ANCHE PER LA DIGNITA’, PER IL FUTURO DEI FIGLI... proprio perchè vivono sulla loro pelle una doppia condizione di oppressione, hanno doppie catene da spezzare...

Riprendiamo il filo della lotta che porti le donne a costruire un percorso che intrecci
la lotta contro gli attacchi di classe alla lotta contro gli attacchi di genere
_________________

Le lavoratrici, le precarie, le disoccupate dello Slai Cobas per il sindacato di classe invitano a partecipare alla serata di sabato 2 luglio presso la sede in Via G. del Duca, 4 - Palermo

Videoproiezione e a seguire cena sociale... a partire dalle ore 19,30
_______

Durante la serata sarà espressa solidarietà alle popolazioni della Val di Susa in lotta, di cui tantissime sono le donne scese in piazza nei giorni scorsi resistendo contro la repressione delle forze dell'ordine, che domani 3 luglio scenderanno in piazza con una manifestazione nazionale... e si darà una prima informativa verso l'altra tappa di lotta di Genova 2011, decennale G8.
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Le lavoratrici, le precarie, le disoccupate Slai Cobas per il sindacato di classe Palermo


01/07/11

STRAUSS-KAHN: DOPPIO STUPRO!

Con la cameriera guineana, con le cameriere di NY, ribelliamoci! Impediamo che Dominique Strauss-Kahn venga liberato!
Impediamo che i potenti di turno la facciano ancora una volta franca; che ancora una volta vi sia una doppia violenza, con un Tribunale che rovescia le parti, in cui è la donna violentata a passare da vittima ad accusata; ad essere volutamente messa in difesa, oppressa, ricattata. Sappiamo bene quel che succede nei tribunali - lo abbiamo visto poco tempo fa in Italia nel processo contro l'Isp. stupratore di polizia Adesso che aveva tentato di violentare nel CIE Joy; lo vediamo spesso nei vari processi per stupro. A maggior ragione questo avviene quando sul banco degli imputati va a finire (una volta tanto) un esponente di questo potere! Quante pesanti pressioni, quanti altri milioni di euro, quanto fango buttato sulla cameriera sta dietro questa richiesta di liberazione?
Strauss-Kahn deve essere condannato!!



MFPR - mfpr@libero.it

Washington, 1 lug. (TMNews) - Sono sul punto di cadere le accuse di violenza sessuale nei confronti dell'ex direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi), Dominique Strauss-Kahn. Lo riporta il New York Times, secondo cui il racconto della cameriera che ha denunciato per tentato stupro Strauss-Kahn fa acqua da tutte la parti. Citando due inquirenti che hanno richiesto l'anonimato, il quotidiano sostiene che l'ufficio del procuratore non crede più alla versione della cameriera guineana dell'albergo Sofitel, di 32 anni, e che la donna avrebbe mentito in ripetute occasioni dalla presunta aggressione subita il 14 maggio. I legali di Strauss-Kahn chiederanno che cadano le accuse penali nei confronti del loro assistito, che siano sensibilmente modificate le condizioni della libertà su cauzione (un milione di dollari in contanti e 5 milioni in bond) e che siano revocati gli arresti domiciliari e il monitoraggio elettronico dei suoi spostamenti...